Questa nuova creazione sperimenta il corpo attraverso una struttura dinamica, composta da tre grandi aste tubolari di metallo, collegate tra loro da corde elastiche. Il movimento e la struttura dialogano tra loro nella stessa dinamica. Di fronte a questo corpo in tensione, assistiamo a una metafisica del gesto che agisce sui nostri sensi in una suggestiva ipnosi. Sul palcoscenico si configura uno spazio architettonico. In questo progetto, Maria Donata D’Urso utilizza un concetto utilizzato sia nel campo dell’architettura che in quello della biologia. Si tratta della nozione di “tensegrità”, una combinazione dei termini “tensione” e “integrità”, volta a descrivere una delle caratteristiche delle nostre membrane cellulari.